Piccole mani accolsero il sole dell’angelo caduto
Scroscianti piogge tra le terre dell’essere
crearono solchi profondi come il tempo
andando a separare abbracci d’affetto.
Ti allontanasti dalla tua casa contornata da ginepri
e intraprendesti itinerari bianchi dai contorni bruciati,
Solitarie impronte testimonianza del passaggio tuo.
Lesti passi d’esistenza consumasti nel morire vivendo
Aleggiavi nei giorni folli,
mentre l’uomo trasformava sfavillante civiltà
in lavoro per topi e larve, fuoco e cenere!
Osservavi dall’alto ferrei scheletri
trascinarsi come gelide ombre nella notte,
e ti insinuasti nelle contorte trame del destino!
…sempre con lucide lenti nere a celare l’anima
…sempre con lunghi abiti a celarne il corpo
Una flessibile e lenta agonia corrose il mondo,
terrore e distruzione alloggiavano nel suo essere
e l’intima secolare coscienza del suo purpureo cuore;
restò l’unico appiglio per non cadere!
.. e tu errante perpetuavi…
ma arrivò il giorno in cui al desiderio cedesti
e desti in pasto alla curiosità il tuo stupore
così dal ventre della terra ti facesti partorire
poiché di questo impagabile sogno ti volesti cibare
perduto… macerie e rovine ti ritrovasti in sgomento…
fu lì che ci incontrammo nell’animo
…uomo errante…
Fu lì che compresi finalmente
!! quanta forza t’appartenesse!!
accettai il tuo gesto come principio e fine
di un dialogo mai interrotto
guardandomi non pronunciasti verso
prendesti la mia mano e ti seguii nell’alba
*** per ridar vita al mondo ***
(Questa poesia è stata scritta da me e dal mio amico Riccardo Brumana. Per ovvi motivi può esser pubblicata solo da uno dei due. Io ne ho avuto l'onore.)