Pur senza parlare, vorrei dirti quanto vorrei stare accanto a te. Voglio, chiunque tu sia. Vivere questo sogno, che non è che un presente differito, sospeso tra cielo e terra, leggero. Come l’aria della mattina. Guardarla rende leggeri. La mano la sfiora, l’accarezza. Con tatto istantaneo. Dita piano, piano si stringono, per porre riparo, far propria tale sensazione. E qui si scioglie l’affresco, lento, scivola un diverso smarrimento, e con se, una vecchia ferita. “Sono un uomo e ho dei limiti”. Mentre i sogni vagheggiano davanti ai miei occhi, non posso far altro che osservarli nella loro intermittente apparenza. Tra un riflesso e l’altro, capisco che non ne faccio parte, appartengo ad un’altra realtà. Mi trovo nel reale, pur perdendomi chissà dove. Ma sono umano, mi nutro di terra e acqua. Ho bisogno di rumori colorati, allegre variazioni tra scene gaie e disperate. Anche di una lacrima, cosi, e magari di un’altra per farle compagnia, farla sentire meno sola. E tu? Dove sei? Ti avverto nelle pause che hai lasciato. Lo so. Non puoi sentirmi, ma la mia voce, mentre distesa aspetterai un tramonto, ti sussurrerà parole dolci. Senza significato. Senza fiatare riuscirò ad ascoltare il sinuoso ondeggiare del tuo respiro. Il battito del tuo cuore è ancora lontano. Non me lo hai mai fatto conoscere. Vicino a te rimbomba solo il mio. Forte, talvolta esagerato. Mi spavento. “Sono umano”. Già. Vulnerabile e temporaneamente sconfitto. Mi arrendo. Lo ammetto. Ho bisogno di amare.