Mi sento chiamare dall’ombra
è il mio nome, un sussurro
velato e celato
come da coltre
di lieve tristezza.
È il cuore che l’ode,
l’orecchio non vibra nemmeno.
Si ripete il mio nome
come soffio di tiepido vento:
di nuovo mi volto,
ma nell’ombra l’eco si spegne.
Eppur mi chiamava,
mi resta in sospeso la mente.
Allontanandomi torna il bisbiglio,
che intendo alla fine
quale saluto remoto
d’ un caro che piango.