Avevo un amico che mi accompagnava nelle mie avventure,
un nero Serpente dalla linea sinuosa, occhi smeraldini, lingua suadente.
Ascoltavo ipnotizzato il sibilare delle sue parole mielose,
mi elargiva il suo Verbo con dovizia e solerzia.
Poi un giorno un'Aquila, con fare maestoso, si posò nei miei pressi,
il frullare delle ali regali scosse per un istante il mio torpore
e mi disposi ad ascoltare.
Così mentre l'amico Serpente soffiava e sibilava furioso,
l'Aquila con fare pacato mi rivolse queste parole:
"Ricaccia nell'Abisso quell'essere immondo che tu chiami amico,
sprofondalo giù, che ritorni a Caina!
Caina è là dove lo spregiator della Vita si ubriaca di Veleno,
là dove perdi te stesso,
là dove il lento suicidio è chiamato Vizio.
Fuga le nebbie che albergano nel tuo Spirito,
ricorda quel giorno in cui guardasti nello specchio
e mandasti un grido angosciato, poiché non vi scorgesti te stesso,
bensì le orribili smorfie e il sogghigno del Demonio!
Ricorda quel Tempo in cui la tua Solitudine era così pesante,
il tuo Orgoglio ti rendeva così deforme e curvo, che gridasti:
"IO SONO SOLO!"
Ma tu sprezzante continui il Viaggio,
approdi a tutti gli orrori di una Vita consacrata ad un Dio malvagio,
in compagnia del tuo amico Serpente.
Con umiltà ti dico:
mai la Verità si attaccò al braccio dell'Intransigente!
Ci sono Uomini che offrono un Asilo ed un Cuore
a chi desidera essere Loro Ospite, e a Costui dicono:
"Amico cura Te stesso, in tal modo gioverai al Tuo Fratello malato,
cui sarà utile vedere che chi gli è vicino sa curare se stesso."
Poi con mossa fulminea l'Aquila con i potenti artigli
ghermì il Serpente e serrando la morsa gli spezzò la schiena,
alfine con noncuranza lo scagliò in un Fosso profondo.
Così io liberato dal potere Maligno del Serpente
mi alzai e seguendo il volo dell'Aquila giunsi alla Meta dove ho potuto salvarmi.