Vecchio vizio quello d’aspettare
la luce bianco latte del mattino,
l’aria pungente degli spazi vuoti.
La vita si scuote ai primi rumori
sbatte qualche portone, schiarisce.
L’odore del caffé, la polvere sui libri
la foto d’una donna sorridente
fanno del nuovo giorno un giorno vecchio
s’inverte l’ordine del tempo ed è già ieri
il limite dell’alba lento discende all’orizzonte
L’attesa si fa vetro e nulla arriva
solo vaghe promesse e campi nudi
dove l’erba si piega sonnolenta
C’è ancora una fetta di luna
che s’attarda sulla torre antica.
I silenzi del mattino sono diversi
dai canti sacri della notte, manca
la suggestione che tutto rende nero
e ad ogni cosa dona un posto nuovo
Il silenzio del mattino è polveroso