Sui declivi olezzosi d'Ulivi,
su acerrimi sterpi e mosti d'uva,
riposavi adagiata sull'Orlando.
La roccia scalfita dallo sciabordio
sedimenti ardimentosi cattura,
increduli spazi di graminacee.
Intorno al coriaceo balzo d'aquile
la tellurica sabbia argillosa, si sfalda,
calorosa suggella la vita del borgo.
Va e torna la gazza dal suo nido
lì dirimpetto alle Pontine prode:
perlustra; la preda stana dal solco
irregolare dell'armonica onda.
Secoli immemori han forgiato esistenze,
reliquie ossequiose di blanda natura,
lì ove montagna sopisce mistero,
d'un Moro l'impronte del miscredente.
Or rimane la pace infedele
dell'umana spezie a protegger il cielo,
tuo, l'azzurro intriso di speranze,
catalogo "Alpitour" all'occorrenza!