Se, se il buio avesse coperto ogni cosa
con potente torpore nelle sue trame
e fosse scesa una solare lama di fosca
tenera Notte a lambire le note ed il folle seme
della mia follia, avrei donato alla folla famelica
più che una risa la lisa camicia tessuta per me.
Avrei rintuzzato un lugubre tomo, sui segreti
sui tempi andati, su dame su cavalieri tetri
in braccio al Divino, briaco di pulita nebbia
e accattonato le scarpe sporche osservandoLi
muovere le spoglie d’un mai così audace cieco
mentre sfoglia e studia le trappole, la sua trama
e bieco le carte, digrigna, disapprova: non c’è Mana.
Fluttua sopra tutto l’etere il mio corpo morto
ricettacolo monotono nel volto plastico e serio
d’un bimbo ch’abbia paura del viso barbuto
d’un santo abbraccio anche lui in trame
oscure a pensare;
il perspicace principe fugge se le logge sue
preziose cedono al peso degli intrighi segreti,
servi del silenzio forzato che come vento
sferza i visi in taciti grezzi monologhi
sospingendo mortiferi sospiri di pena
per bandire da sé l’ ardire d’ altri.