Fedele merlo che timidamente,
saltellando sul fresco prato vieni,
t'appressi a me scrutandomi curioso,
gaio compagno di giornate vuote;
frughi fra l'erba poi tutto d'un tratto
a posare ti vai sul grande abete
e fischi spensierato e soddisfatto.
Mentre assorto ti ascolto, mi domando
a chi diretta sia la melodia
se alla compagna che lontana ascolta
o se tu grato inneggi alla Natura
che un essere felice di te ha fatto
senza l'angustia di miserie umane,
dandoti ali per volare alto.
Libero sei, esprimi la fortuna
d'essere sciolto da lacci e catene,
padrone ognora di levare un canto
o spiccare il tuo volo, senza cura
di chiederti ogni giorno con affanno
cosa riservi l'incerto futuro,
pago d'essere al mondo qualche anno.