Notte, mia cara amica, amante mia.
Mi culli nel tuo grembo, mi sollazzi.
Mi sussurri canzoni e versi pazzi,
schiudi la gabbia della mia fantasia.
Stendi il tuo manto silenzioso e scuro
sulla mia mente stanca, si che le pene,
diventano giganti seduti sul mio petto.
Poi ci sono i ricordi, vecchi briganti,
brulicanti vermi del mio corpo disteso,
dolorosamente si incarnano o diventan farfallle.
Il sonno arriva, e prova è della morte,
che mi sottrae da tutto il vorticare,
dei pensieri e le angosce, dalle poesie,
e mi conduce a sogni sempre corti.
Mi sveglio e non trovo più giganti
ne i sogni, ne te, mia cara notte.
Mi riconsegni al mondo, alle sue lotte,
alle sue gioie fugaci, ai suoi tormenti,
al viver senza senso e direzioni,
a questo correr d'intorno senza freni.
E mi ritrovo una canzone d'amore,
scritta dalle mie mani e stropicciata,
intingendo la penna al mio dolore.