Gambe lunghe e sinuose, a slanciare
un corpo minuto, ma aggraziato;
sotto la maglietta, appena abbozzati, i seni;
un visino regolare, con incastonati due
intriganti occhi nocciola in sintonia con
i sottili capelli castani,
ravvivati da una ciocca bionda.
La bocca: un'esile fessura, pronta
ad aprirsi rivelando i bianchi denti
nel corso di una risata argentina.
Il corpo di una femmina come tante,
con il segno degli anni che cominciano
ad avanzare; la sensualità di una gitana,
il cervello di una donna con esperienze
inutili di una vita altrettanto inutile;
l'animo corroso da un malessere
contagioso ed inquieto.
Era un angelo precipitato dal cielo,
risalito dagli inferi a corrompere il mondo;
sotto le sembianze di essere inerme
e indifeso celava l'infamia dell'amoralità.
Così la ricordo in una memoria nitida,
senza più rimpianti, senza più dolore,
perché altri non era che l'angelo del male.