Ti porterò in un vecchio castello,
la dove mille vite son passate.
Tra antiche mura imbevute di pianto,
di pene, d'amore e molti altri tormenti.
Ti mostrerò delle stelle in ciel il manto
che trapuntato, senza calor ci avvolge.
Come un ragno una tela tesserò
ai tuoi desideri erratici, a legarli.
Sussurrerò il tuo nome nei tuoi orecchi
e tutti gli altri nomi delle dee,
di fate e delle cose ancor più belle.
Dalla natura ruberò i colori.
E quando rivolgerai lo sguardo al cielo,
di baci ruvidi coprirò il tuo collo.
Le punte del tuo seno pianterò nel petto,
nei tuoi capelli intreccerò le mani.
I suoni dell'amore turberanno,
la quiete delle stanze addormentate,
che pure serberanno i lor segreti,
fin quando alfine tornerà la pace.
Se mentre t'amo guarderai i miei occhi,
verdi come l'acqua ferma di uno stagno.
Potrai vedervi riflessa una visione:
un viso femminile e senza tempo.
Non chiedermi chi sia, perchè lo sai,
è il mio fantasma d'amore reso immortale,
dal tempo che percuote il mio cammino,
e vive dentro il fondo dei miei occhi.
Ma tu non farvi caso, chiudi i tuoi,
e fatti trasportar dalla marea,
dall'onda disperata mia vitale,
dal sangue che focoso i sensi assale.
Donna desiderata, un'ora o sempre,
porti con te l'oblio e il ricordo.
Si rinnova con te l'arcaico rito
del piacere e il dolore: l'essere vivi.
Riposerà il tuo corpo tra lenzuola,
e io con la mente reggerò il soffitto
affinchè non sprofondi su me,
col peso dei ricordi e i fallimenti.
Il mio fantasma, fuggito dai miei occhi,
mi fisserà benevolo e beffardo.
Con lieve gesto mi toglierà coscienza:
condannandomi a un'altro nuovo giorno.