Quel silenzio che nella foschia stormiva
come quelle luci ofuscate nella nebbia silente.
Mi chiesi allora se sogno o realtà
la ragione mi intricava.
Quelle mani sterili, intrepide
che si immergevano nel pastoso cielo
degli alberi neri che gridavano alti
verso un dubbio distante.
Mostrano agli occhi solo lembi di bellezza
col vento mutevole che gli massaggia il capo.
Ma occhi nascosti dal grigio rumore
non scorgono tavole di ferro, ruggine e follia
che la terra coltiva come una bugia ingenua.
Non conta chissà cosa ma intanto
si nutre del suo mentire.
E il freddo avanza senza farsi sentire, rapido.