Non devo enumerarvi i miei peccati,
le cene abbondanti, i sughi piccanti
i brevi strazi, gli illimitati spazi
i ricordi struggenti e i giorni andati.
Non posso soffermarmi su emozioni
indecifrate, docce di acquazzoni
immaginati quando il tempo è bello
tanto per dar corda al violoncello.
E nemmeno vi tedio col sartiame
aggrovigliato degli orditi e delle trame,
con la caligine di anime incolori
che si dirada se appena le sfiori.
Né voglio trarvi nel solito inganno
lasciandovi supporre che io sia saggio
perché di certo vi manca il coraggio
di prendermi sul serio a vostro danno.
Ma sappiate che di ciò che racconto
anziché a voi, a me devo dar conto.