username: password: dati dimenticati?   |   crea nuovo account

Almeno quello

Un canto di campane mi riporta
alla mia fanciullezza, al tempo gaio,
al borgo antico, incastonato nei monti,
con le sue scalinate e gli angoli di pietra.

Batteva mezzogiorno e poco dopo
suonava il grido di mia madre che chiamava,
e l'eco del mio nome ovunque mi giungeva,
balzando tra strade e vicoli scoscesi.

Ed era tempo di lasciar giochi e compagni
e ritornare, altrimenti eran guai!
Nella grande cucina tutti insieme,
mangiavamo tavolate di polenta.

Non v'era tempo per la malinconia,
non v'era noia, ne pene, ne tormenti.
Anche le malattie eran giocose,
con i regali inattesi che arrivavano.

Era una grande casa il vecchio borgo
dove tutti si conoscevano e salutavano,
con il dialetto antico si parlavano,
con buffi soprannomi si chiamavano.

Non v'era cattiveria, non c'eran malandrini,
per me era una festa, per tutti noi bambini.
L'estate per i campi, l'inverno con le slitte,
dei balocchi il paese, paradiso perduto.

Vorrei poter donare ad ogni bimbo
disseminato nel mondo disgraziato,
nato tra fame e guerra, tra i tormenti
la mia infanzia serena, almeno quella.

Che sia almeno questa la vittoria,
il senso della vita: pochi anni
felici e spensierati e poi rimane
quel che rimane, la vita ed suoi inganni.

L'ingiustizia, la morte e le sue ali,
la cattiveria dell'uomo ed i suoi mali.
La violenza, la fame e i suoi fratelli,
l'amore ed il rancore, i due gemelli.

Non ho più ritrovato quel sorriso
dell'infanzia passata, quella gioia.
O forse un giorno, con il mio amore perduto,
su una spiaggia assolata, a piedi nudi.

Ma è stato un attimo, una reminiscenza,
un raggio di allegria, un tornare bambino.
Un sogno che risogno, che mi aiuta ad andare,
per le vie del dolore, e a sperare.

 

2
8 commenti     0 recensioni    

un altro testo di questo autore   un'altro testo casuale

0 recensioni:

  • Per poter lasciare un commento devi essere un utente registrato.
    Effettua il login o registrati

8 commenti:

  • Anonimo il 16/10/2011 20:18
    Sembra di trovarsi dentro il vecchio borgo, e di osservare, nelle strade di pietra, i bambini che scorrazzano gridando. Mi è piaciuta. Genuina. Efficace. Personalmente avrei preferito l'ultimo verso senza "ed". Ma è un opinione, discutibile in quanto tale.
  • Anonimo il 21/09/2009 19:42
    bella
  • Pablo X il 04/09/2008 10:00
    Grazie per i commenti, la poesia è ispirata dalla vistita al posto in cui sono nato, che ormai però non è più così. Un po come la via Gluck di Celentano.
  • Paola Reda il 04/09/2008 08:09
    Leggere questi versi è stato un buon inizio di giornata! Mi è sembrato di rivedere e sentire antichi "sapori" della fanciullezza, di quell'età vissuta con gioia in campagna, da mia nonna... tutto era come l'hai descritto... un ricordo dolce e sublime come un "amarcord" felliniano. Calzoni corti, piedi nudi, amore materno delle vicine di casa che si sentivano madri di tutti i bambini. Spesso penso a quei tempi che tu hai saputo rendere eterni attraverso un'istantanea del passato. Siamo stati felici allora Pablo, ma i ragazzini di oggi, cosa potranno ricordare? Splendida poesia!
  • Paola Reda il 04/09/2008 08:08
    Leggere questi versi è stato un buon inizio di giornata! Mi è sembrato di rivedere e sentire antichi "sapori" della fanciullezza, di quell'età vissuta con gioia in campagna, da mia nonna... tutto era come l'hai descritto... un ricordo dolce e sublime come un "amarcord" felliniano. Calzoni corti, piedi nudi, amore materno delle vicine di casa che si sentivano madri di tutti i bambini. Spesso penso a quei tempi che tu hai saputo rendere eterni attraverso un'istantanea del passato. Siamo stati felici allora Pablo, ma i ragazzini di oggi, cosa potranno ricordare? Splendida poesia!
  • alberto accorsi il 30/08/2008 15:39
    Buona e bella poesia.
  • Anonimo il 27/08/2008 22:19
    che bei vecchi ricordi, nostalgica. salva.

Licenza Creative Commons
Opera pubblicata sotto una licenza Creative Commons 3.0