È l’ora,
lui sorge e
ci scorge,
ancora.
Si alza il sipario,
di vita e di morte,
si apron le porte al
diurno calvario.
Qui noia ed apatia,
altrove sol dolore,
lì sorride l’amore,
là la vita par poesia.
Suonan le tristi campane,
come i ferri del lavoro e
ride il giovanile coro,
e nel ploro altri rimane.
Chi all’altare promette e bacia,
chi invece nella fossa pone
quel ricordo, con afflizione,
e lì, al sepolcro, si flette e brucia.
Così l’esser che vive degli opposti,
e grazie ad essi, pensa impara e avanza,
s’immerge nella quotidiana danza,
e spera guadagnar a tutti i costi.
30/01/2007
(in morte di uno sconosciuto)