Le tue geometrie
Non prevedevano l’ovale
Lo schiacciamento impercettibile
Che provoca metamorfosi da misurare…
Ma lo sai che per me
Le misure
Non hanno testa
Nemmeno quella di uno spillo
O dello zolfo rosa di un fiammifero
Che potrebbe accendersi allo sfregare distratto
Contro le ruvide pareti dei miei nervi…
Ottieni allora da me
Ciò che i miei pensieri liquidi
Donano a me stessa
Sprezzanti..
E ne bevi di nascosto il succo
Compiaciuto e lieve nel dissetarti,
Con le stesse mani
Con cui scrivesti del tuo amore,
Con le stesse unghie che usasti per graffiare la sua figura,
Con le stesse audaci campanule che annaffiasti in autunno
Con l’acqua gelida…
Sapevi,
Ma tu
Non porti mai
Le lenti giuste
O il corno d’avorio
Per ascoltare i cervi cantare alle stelle,
La febbre nuda d’un pasto
Per i lupi guardinghi..
Rivelati...
Come nuova possibile,
Come microsecondo d’energia pulsante,
Divelto da se stesso come chiodo,
Dalle proprie stesse mani bianche…
Io ti guarirò
Per quel che posso,
Guarendo me stessa,
Come la calma di un abbraccio dondolante
Dona al bambino l’estasi del sogno
E alla madre quella
Di donarlo…
Perdona
Se l’amore è una bussola precisa
E spacca in due la linea con la frequenza assordante d’un Treno
In ritardo…
…
Tra la mia
E la tua croma
Un leggero muro
Trasparente,
Innalzato
Per sentire con meraviglioso stupore,
La voce dei nostri venti
In contrappunto…