Cupa e improvvisa s’abbassa l’ala
con l’occhio nero e veloce
d’affamato rapace
insegue la nostra paura
scovandoci inermi in una radura.
Sentiremo tra teneri fiori il dolore
che ci strappa al suolo e alla vita.
È toccato a noi questa volta
celebrarne il mistero
nella sua catena alimentare
e la vita ci fu tolta.
Io appartengo a queste leggi.
Ma tu uomo, nostro compagno d’avventura
cosa guida la tua natura?
Il mondo sta cambiando:
lo sentono le nostre ali nel vento
le nostre branchie nell’acqua
i nostri musi e le nostre zampe sulla terra.
Qual è la tua opera e le tue leggi?
Tu che trovi nel sole e nelle stelle
l’amore che le muove e la carezza
della loro più lontana bellezza.
Tu che sai piangere con lacrime
che bagnano le tue gote,
avvelenare l’ultima fonte,
pescare l’ultimo pesce,
sradicare l’ultimo albero,
amare ed uccidere un bambino
e commuoverti al sole del mattino.
Tu che sai sterminare milioni della tua specie
in un battito d’ali
o più lentamente tra fame e sete.
Tu che hai un dio che t’ama
e riconosci verità e menzogna.
Hai coscienza e intelligenza.
Conosci giustizia e vergogna.
Soffri e nutri speranza.
Tu uomo che vedi più dei tuoi occhi
e speri che la morte mai ti tocchi
sai dirci ora
quante albe e tramonti conteremo ancora?