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Giufà e il giornarlista

Coi gomiti appoggiati
sull'assolata e calda balaustra
un uomo sta guardando
dall'alto il paese.
Oh uomo, che hai 50anni
o quasi, che hai gli occhi umidi
perché un'emozione è già affiorata,
che cosa stai guardando?
“Oh, ma tu sei Giufà..."
“Sì, giornalista, per servirti.
Vedi, io sto ammirando
un luogo, che oggi si dice sito;
colà, io fui felice insieme alla mia mamma.
Dolce paesaggio che degrada al mare,
le case bianche, pietrose le strade,
il sole giallo, fili da bucato
ovunque tesi..."

“La tua mamma c'è ancora?"
“Sì, vedi? Tra le lenzuola bianche
c'è la sua casa azzurra. ”
“Ma la tua mamma non è..."
“No, non la dire quella orrenda parola
la mamma non è morta,
ella c'è ancora."
Giornalista: “Ebbene, Giufà caro,
visto, che allegro non sei,
e io vorrei, invece, sorridere,
raccontami la storia del vento;
bricconate di certo, ne hai fatte
da fanciullo."
E Giufà: “Avevo 16anni e col mio
sacco andavo giù, giù per la mia valle
per tramutare il grano in un po'
di farina. Avevo tanta sete ed
ero molto stanco: fortuna, che una rana
mi offriva un poco d'acqua in una foglia
larga a mo' di coppa.
E nel ritorno, mi sentii più stanco e
fu per questa ragione, che invocai il vento.
E il vento venne:
venne fischiando, ululando, gonfiando le guance.
'Mi hai chiamato ragazzo?
Suvvia, ti apro il mio mantello
a mo' di sacco; dammi la tua farina,
la porterò alla meta.'
E fu così, che madama farina
volò col vento perché il mantello
si schiuse ed andò per i fatti suoi.
Giunta che fu la farina

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2 commenti:

  • Anonimo il 25/12/2009 19:20
    Quanta fantasia, apprezzata.
  • Fisix il 17/05/2009 11:06
    Molto carina, sa del buon sapore "antico"...

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