In un universo ovattato di nebbie
Trascino la mia corsa stancamente
Attirato da confini invisibili.
Ogni tanto prendo una parte di me
Le infilo un vestito di gesti e parole
E penso “Ecco io sono questo”.
Come un castello di fragili sabbie
Si disfa la mia presunzione e sente
L’acuto terrore di giorni ineluttabili.
A volte quella parte di me che più sente
Il richiamo del Sole spinge l’intero
A cercare oltre le nebbie e di nuovo mi muovo
Alla corsa ma inciampo e immobile resto
Ad annaspare tra le mie inutili rabbie