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ll pianto

Non straripano le lacrime
si arrestano ai confini
dell'iride attonite e pavide.

Ciglia di velluto stringono
pietre preziose fra le trame,
ispide sentiero di morte le gote.

Sgocciola sudore l'anima
nei meandri dell'irto dolore
anche dai rami si ode il gocciolio,

cadono su acqua e terra
ingiallite e rosse foglie
nell'attesa dell'alba primaverile.

Aria d'inverno frantuma
tempo d'arresa e strappa
orli scuciti dalla forza dell'onda.

Mani imprigionano meste
la carne cede al respiro
ormai sono rotti gli argini:
stillicidio partorisce il pianto.

 

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5 commenti:

  • Free Spirit il 19/12/2008 21:51
    Il pianto ha rotto gli argini, è straripato e ha partorito il suo fiume di meste stille...
    i pori dell'anima trasudano dolore... stillante poesia di tristi lacrime molto bella
  • Chirio Giocoliere del Verbo il 19/12/2008 21:22
    "dell'iride attonite e pavide."
    da un estimatore del suono questo verso è favoloso nel suo gioco di accento e rima. mi piace anche quella R ritornante e rindondante, voluta vero?
  • Ugo Mastrogiovanni il 19/12/2008 16:34
    Gradevole lo sfogo e piaciuto il verso.

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