Il cacciavite fruga
un profilo di latta
posato su una coda di serpente.
Non ha capito niente
il meccanico sbronzo
addetto alle culatte di cannone
che il fuoco sporca e asciuga.
Vola un colpo che non sa volare,
preciso,
in fondo al mare
di un contenuto sogno di potenza
e guizza la mia scienza
nel rettile infantile,
invertebrato corpo tutto pancia,
dal clangore
di un contenitore di vernice
vuoto alla radice
fondo di discarica abusiva.
Etichette graffiate
dopo sabbiatura
con sabbie immacolate,
scatole indistinte
dure da riciclare.
Ripongo gli attrezzi del mestiere:
l'arco caricato a cacciavite
le schegge di ricambio di una lancia
che fu di aiuto a un cieco
e via, un calcio nel ciarpame
con il piede arretrato.
L'altro
si fa strada fra i legni alla deriva.