Con i vicini di casa, ci si scambia solo un saluto.
Per il resto va anche peggio, quando sono invitata
a una festa dove non conosco nessuno vado letteralmente nel panico.
Mi sento un pesce fuor d'acqua e cresce in me
quella sensazione di disagio che conosco fin troppo bene.
Vorrei essere disinvolta, avvicinarmi a una persona
che a pelle mi ispira e cominciare una conversazione.
Diventando magari il preludio a una nuova amicizia.
Io sogno di essere intraprendente e non lo sono.
Aspetto che gli altri si accostino a me.
Ma non accade, mi viene il dubbio di sembrare
antipatica o noiosa.
Considero dei miracoli le persone
che fanno facilmente amicizia.
Ho un atteggiamento timido e timoroso,
o insicuro, spesso viene frainteso.
Penso che tutto abbia origine dalla mia infanzia,
quando la mia personalità si è costruita
più sulla difesa che su un atteggiameno
di apertura e spontaneità.
Ho avuto dei genitori rigidi e ipercritici.
Mi convinco che la mia timidezza e la
discrezione non sono difetti, ma qualità.
In fondo capisco il mio disagio deriva
dalla paura di restare delusa o di deludere qualcuno.
Ma gli sbagli, gli errori, il rischio della sofferenza
e l'abbandono fanno parte dell'esistenza.
E non devono diventare la zavorra che
mi impedisce di vivere e gioire.
Devo abituarmi a guardare in faccia le mie paure.
E ad affrontarle.
Ho timore di entrare nel gioco, e cerco
semplicemente di evitare il dolore..