Stesi in mezzo ad un boschetto
la tardona e il bacchettone
annaspando in confusione
disquisivano severi
di coscienza e di misteri.
"La coscienza (quella altrui)
non può essere più nera
oh che grami tempi bui
di mattina già fa sera"
sentenziava il finto saggio
mentre all'ombra del meriggio
gli ammiccava la tardona:
"Ch'io non sia stata battona
qui lo sa l'abete e il faggio!
dài la mano, sù, coraggio
metti il dito nel mio archetto
così giungi per davvero
dritto al centro del mistero".