Ha lunghe ciglia scure incurvate perfettamente
llimpidi occhi verdi macchiati nell'iride non so da quale terrore.
Nessun bagaglio.
Un biglietto in tasca.
Una cartina di una grande città e nient'altro che se stesso.
Ancora il viso segnato dall'innocenza, roseo, la pella luminosa di bambino.
Occhi mobili, sempre all'erta.
I miei invece si socchiudono cullata da questo treno che mi sta portando a casa.
Mi impongo di non cedere e lo vedo affondare nel seggiolino per lui ancora troppo grande.
Mi chiedo quanto ci metterebbe a fottermi il bagaglio se solo volesse.
Si, esattamente, a fottermi il bagaglio.
Si, cinica.
Cattiva.
Senza nessuna pietà.
Esattamente come lo sarebbe lui, seppur angelico nei suoi sei/sette anni, ma sempre un ladro. Rubare: ill suo mestiere.
Senza pensare troppo.
Solo prendere e scappare.
È la sua condizione, quella che gli è stata assegnata, il suo percorso predefinito.
Un viaggio tutto compreso.
Fatto di giochi interrotti, sorrisi cuciti, lacrime indotte, coraggio forzato.
Mentre dorme continuo a guardarlo.
Le sue piccole mani... rapide.
Indolori, che non lasciano traccia.
Eppure è SOLO un bambino.
SOLO un bambino.
SOLO non sa più di esserlo.