La mia forza più grande
varcherà la mia soglia
nella notte tremante
nell’oscurità del mezzo
La mia più grande debolezza
la guarderà sfidandola
e sarà guerra, guerra aperta
e dura
e lunga
e tormentata
La mia forza giungerà alla conclusione
che i suoi capelli rossi
sanno nuotare meglio
nell’acqua di sale
La mia debolezza
non cederà alle lusinghe
e sfodererà il suo sorriso triste
e dolce
come una lama
Uno specchio
quel che ci vuole
come per vedere se c’è vapore
di respiro in chi è privo di sensi
Non s’illuderanno più
di stabilire
quale delle due
si chiamerà principio o fine
e forse vedranno entrambe,
forse comprenderanno
di cosa son fatte,
d’esser come dea bifronte
con lo stesso cuore,
arbitro attento
e stanco
e grande,
che indeciso e sanguinante
ancora si dibatte nel suo bozzolo
come l’incerto respiro
di una crisalide,
non farfalla ancora
ma nemmeno appena nata…