Dietro di me
il tuo fiato
salutò la mia figura silente
ed uscì nella pioggia furiosa
con passi lenti e decisi,
disperati e dolenti
Quello schianto
mi frantumò il cuore,
aspettai che il mio sangue si muovesse
e la mia mano
aprì la porta appena chiusa
Le forze sconosciute,
le loro braccia immense
tuonarono su di me,
senza riparo,
idea,
controllo,
intenzione
Come uno spettro
vagai nelle tenebre,
come una foglia
caddi lenta al suolo,
nel precipizio delle ombre
dove i confini sono tagli netti
di camuffati orribili disegni
che popolano la mente come coltelli
senza sigillo sull’impugnatura
Poi l’acqua, talvolta impietosa
mostrò invece caritatevole intento
prese sembianze di nebbia e poi di donna
e mi condusse fuori da quel regno
II sempre trascorse ignoto,
come trascorsero equinozi e poi solstizi
e poi la neve
dal gelo accattivante,
dove il cuore trovò covata leggera,
assestamento senza coscienza pura,
consapevolezza del riparo,
il legno del prima saldo e presente...
Ma quella notte tornò la pioggia,
tornarono i profumi di una terra pronta
alle sferzate danzanti,
pronta alla potenza prorompente,
pronta alla furia pura
dell’uragano e alla sua natura
Dietro di me
il tuo fiato
salutò la mia figura silente
e lo schianto fu udito nel tuono
e nella pioggia battente