Il vespro insegna a volte
la comprensione dell’alba e il suo fulgore
o la sua condanna alla pioggia
o a cedimenti di inevitabile neve
Tra le parole sussurrate
sulle montagne di infanzie e resina,
alcune sorgono come titaniche ombre
o arrampicate piante dai rami forti
e disgiunti e paradossali
Riproduco alla perfezione
le sensazioni algebriche tra una rinascita
lieve d’uragani e mareggiate
e..
.. la galassia fitta del vero sacrificio di sé,
le stucchevoli armature di buonsenso
e misticismi etilici e rocce di marzapane…
Ma c’è chi offre volontarietà e crea
appartenenze e isole,
scogli incresciosi dalle fratture postume,
scricchiolanti meriti
dalle lacrimose ovvietà.
Basso
e lugubri sterpaglie nella nebbia,
illusoria, istrionica, sprezzante fugacità…
Contralto
e scuse di fari spenti,
quel ticchettio eterno,
come le prime dita,
tue,
a sfiorarmi
il costato…