E vidi l’estasi
non identificabile
nelle nudità dipinte
restandone un attimo
densa
dentro
tra gli incroci fitti
di tele
carezzate
come pelle da spiga
di grano
E sentii quel canto
alzarsi tra le strade in letargo
e vidi braccia al risveglio allungarsi
e vidi spettacoli grandi come castelli
innalzarsi nel respiro profondo
di saltimbanchi
di rafia ocre
Come impalpabile nebbia
insinuasti lancette
le tue dita tra le pagine e le righe fitte
di quel ponte d’acciaio
perfette
La velocità
dissolve i contorni
e le macchie divengono oggetti
fermi
alla ferma stazione
Come dicono che di notte non si veda
il distinguere
ma invece penso che allora
si intuisca il contorno
e la vera
capiente
profondità
Dico all’impronta
quello che sa da sempre
senza che ascolti
l’accorgimento del suono
e l’inflessione del lamento di una preda
per l’altra
Riconosco quando è il momento
dell’inchino perfetto al mio spirito
e quando ha bisogno del viaggio
per partire
dal prossimo
istante.