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Il transeunte

Nella solidità dei miei affetti
franano le intercapedini
riempite a vetri rotti
di finestrelle prese a pallonate

Resto solo, in posizione di riposo
aspettando che la famigliola
si riprenda dopo il danno
e che esca un padre sorridente
a dirmi che non lo dirà a mio padre

Chi è fuggito ora traccia il suo confine
libero da schegge

Io qui, fermo, rimango di passaggio
per chi passa osservando il mio coraggio
di sfrontato
o amandomi come nessuno prima

 

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5 commenti:

  • Nicola Saracino il 15/06/2009 19:49
    Le spiegazioni, più sono profonde, più sono limitanti... tracciano confini liberi da schegge. Ma c'è una poesia libera da schegge??? Nicola
  • Solo Commenti il 15/06/2009 19:07
    Il mio commento non voleva essere criptico; se lo è sembrato, ciò è dovuto all'averlo troncato per evitare di infastidire l'autore con richieste di spiegazioni. Nel corso della lettura ho visto l'io narrante, in alterno, di là e di qua della "finestrella", cioè ora come il membro non fuggitivo della combriccola dei calciatori, ora come il padre di famiglia che si alza dal tavolo della cena dopo aver capito che gli hanno rotto il vetro della finestra. Ho precisato, nel mio commento, di non volere risposta giacché ho trovato quella che volevo proprio mentre scrivevo il commento: l'io narrante è sia l'uno che l'altro dei personaggi che mi erano sorti nella lettura, fusi implicitamente nella prima strofa, mentre nei primi tre versi della seconda c'è il massimo dell'ambiguità: <resto solo, in posizione di riposo, aspettando che la famigliola si riprenda dopo il danno>. Chi ha procurato e chi ha subito il danno sono la stessa persona, rimasta sola in casa anche se in famiglia, e rimasta sola con "coraggio di sfrontato" nel cortile, o strada o piazzale, dopo la fuga vigliacca ma liberatoria dei compagni di giochi.
  • Giuseppe ABBAMONTE il 15/06/2009 17:56
    Nicola
    ho letto almeno 10 volte la tua ultima opera e ogni volta ci trovo qualcosa di nuovo, di diverso.
    Dal gioso ricordo della gioventu' (chi di noi non ha rotto almeno un vetro nella sua carriera di "calciatore dilettante" all'ansia generata dalle certezze che franano (a che serve una gioventu' allegra se non a costrruire quelle solide basi, quelle radici, su cui poggiare la nostra esistenza successiva), al sollievo di chi è riuscito a scappare ed ora scavalca il confine, ormai liberato dalle macerie dei ricordi franati.
    Ma la più terribile, angosciante, è l'ultima parte. La coscienza che, pur fermo, l'essere resta di passaggio, il vero dramma, quello ultimo, dell'essere umano.
    Un'ultima nota. Solitamente anch'io condivido ed apprezzo il commenti di SC. E trovo sempre argute le critiche, anche e forse sopratutto se rivolte ai miei scritti. Stavolta, al contrario, non ho compreso l'annotazione. Che forse voleva essere più criptica della tua stessa composizione.
    A presto
    Giuseppe
  • Vincenzo Capitanucci il 11/06/2009 05:24
    Una vetrina... infranta... testimonianza... di un Padre... che guarda un altro Padre...
    Sorridente...
    Molto bella Nicola... un fante sul riposo... attende...
  • Solo Commenti il 11/06/2009 00:41
    Ma dove si trova l'autore, rispetto a quella finestrella? Dentro o fuori? Non voglio risposta.

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