Vivido mi vidi del reale far scempio,
seduto s'utopia piacente, nel tempio del tempo
e col volto vòlto oltre tremuli orizzonti
avvolgermi in volte di vissuti distanti.
L'involvere di ere nel cadere dei giorni
fanciullo stempiato arrivaron a farmi;
pieghe tra carni, estinti i denti,
e l'infinita durata d'insigni istanti.
Limpido e denso, all'ora mi porta
il lago che pago m'assorbe e trasporta
d'ammorbanti turbe pian piano lontano,
mentre tra l'acque quest'esser sciamo.