Mi copriva come un sudario
un disperato senso di solitudine,
bagliori di sguardi
tinti da nero lucido,
fotografico,
mentre come velo da sposa
una nube adombrava
il volto della luna,
nascondendo,
ancora una volta
il mio tranquillo mare
della speranza.
È stato un vento umido,
di lacrime,
a spingermi nell’unica oasi,
come stordito
da quella improvvisa bellezza,
ubriaco di cielo degli occhi
riemergevo dallo Stige,
aggrappandomi all’angelo
con ali di carta,
dove disegnare sogni
esplosi in mille colori.
Un sogno
mi ha svegliato dal crepuscolo,
sfiorando l’aria del tuo respiro,
imbottigliandola
per farla invecchiare,
sorseggiandola poi
lentamente,
all’ombra della luna,
l’azzurro dei tuoi occhi
è il mio mare della tranquillità.