La Città d’Utopia cresce uomini nudi e distratti
nel profondo pudore negato della solitudine.
Uomo solo, disertore, uomo zingaro di professione,
la valigia di carta è pronta in cerca di un meridione.
E si va con premura, grasso sogno rincorrere un treno,
sogni ormai la città, forse un sole riscalda il miraggio,
oltre il buoi rinneghi di già la solitudine…. la solitudine.
Siamo negri, vagabondi, siamo puttane sedotte la notte,
siamo bimbi antipasto di un pranzo alla televisione.
Siamo gay, libertari, licenziati dalla religione,
siamo un popolo senza parola in cerca di un sogno.
La città d’Utopia ha ingegneri poeti del nulla,
corri già verso sud, c’è una figlia che vende al mercato
tre parole “lottare, sognare e dimenticare…. dimenticare”.
Il bambino visionario guarda il nulla nel cielo di cartone,
la città della Gioia è chiusa…. si va tutti in prigione.