Come piramide persa
ascolto tutte le voci
dei deserti possibili
e quelle delle oasi circostanti
ancora come fossero le arie sulle mie stesse
corde
E sei venuta a trovarmi stanotte
e avresti voluto lucidare
le mie pentole di rame
e anche Tu sei venuta
eri nel mio letto
ed io non potevo fare a meno
di pensarti morta mentre ti parlavo
e piangere mentre ridevo per
trattenerti ancora
Tutti i suggerimenti mi portano
a tirare somme senza
resti
a escogitare senza pensare
a tagliare i miei capelli troppo lunghi ma
non ancora abbastanza
perché sembri un’altra
a cercarmi irrequieta
negli aloni di antichi godimenti
di storie che non oso nemmeno ricordare
per paura che non siano state nemmeno
sogni
E allora mi rilasso disattenta
alla consueta comparsa
del paggio di turno
o del lupo famelico e romantico
o del ricco e indaffarato venditore di specchi
o della serenità nel musicista composto
Ma posso solo ascoltare
un delicato movimento delle labbra
un Bisbiglio di ineguagliabile morbidezza
nello sfoderarsi al sottile dolore
che da sempre tra le ombre mi distingue
e ribelle, estatico, incompreso e generoso
condivide con le mie le sue impronte
imprimendole su fogli iconografici
come fossero foto di spartiti da comporre
o semplici segni
di un cuore alla meravigliosa deriva
delle tormente dell’esistere…