Nelle notti senza clamore, intimidite,
le nubi vereconde celano gli astri nudi
timorosi di mostrarsi ad occhi umani.
L’aquila, dal rupestre nido, s’alza in volo
insegue la Madre dei venti oltre le rocce spente.
Il barbagianni, dall’alto di un ramo di lampone,
gongola inosservato pregustando la coda
di una talpa incauta tramutata in lince.
La faina possiede una chioccia vogliosa
che il gallo tradisce corteggiando una scrofa.
Nella carrozza trainata da fanti cinesi
quattro muli disfano un letto rinnovato.
Una vulva atrofizzata dal gelo perenne
appaga le voglie di un poeta sognante
saltando una corda composta da Salmi.