Se a dieci infanzia e dopo adolescenza,
tra venti e trenta sarebbe gioventù,
pieno splendore, totale incandescenza;
i quaranta e cinquanta varran di più:
vigore, esuberanza, la maturità;
ed i sessanta forse chiameremo
terzi vent’anni della verde età.
Quindi a settanta ci accontenteremo
d’esser chiamati sapienti illuminati,
anche se per molti già rintronati.
E quelli di ottanta, quelli che saranno;
Interezza avanzata detta senescenza?
Qui siamo agli anni dell’età inoltrata,
all’atletico salto nell’abisso, verso la fine!
Perché? Diciamo:“Quattro volte vent’anni”
e al confine dei novanta “tre volte trenta”.
Un giro di parole adatto ai compleanni,
vanto assoluto della deficienza,
dell’età tremenda di quando ti tormenta
anche soltanto sollevare un dito,
per dire, chiamare, esprimere un parere
e quindi per udire: <Che vuole il rimbambito>
Ritengo un grande sbaglio classificare gli anni,
faremmo invece meglio a studiarne i danni.
(Giugno 2009)