L’Angelo dalle ali tagliate fu colui
che per primo mi rapì il cuore.
Era bello,
dolce,
il suo gracile corpo,
possente,
la sua forza nascosta.
M’avvicinai alla sua eterna bellezza,
attratta dal bagliore bianco che emanava,
impaurita dal suo sguardo traditore.
Ma lui sorrise al mio timido cuore,
con quella superbia che mi stordiva,
prese la mia mano e m’attirò a sé,
al caldo della sua luce.
L’amai subito,
e l’incontenibile amore gonfiò il timido cuore,
tanto che altro non riuscivo a vedere.
Notti, e notti passai
col suo passionale pensiero,
e il corpo,
che della sua vista non si stancò mai.
L’amavo come un’umile serva.
E lui del mio cuore si fece gioco.
La sua infinita arroganza me lo strappò dal petto,
e io cessai di vivere,
pur non essendo fisicamente morta.
L’Angelo menomato
si sentiva così incompleto
da aver bisogno del mio cuore,
per compensare il dolore che aveva dentro.
Ma non sapeva che il mio amore era puro.
E infinito.