È successo l’altra sera
come a un indovino con le foglie
di tabacco
Me ne stavo seduta sul tetto
del palazzo elettronico
e guardavo senza vederlo
un taglia erbe lento
del vicino campo
Le turbine soffiavano facendo la lotta
per sopraffarsi
e le nuvole s’incendiavano malaticce
del sole giallo e incerto del piombo
Scivolai alla mia attenzione dissipante
in oggetti
dal metallo organico
Tagliole e rostri
senza potenti conversioni
terminata l’era del giglio
e del temporale
Nessun obiettivo
focalizzato abbastanza
da giurare al resto
che l’onda d’erba si alzava
Nessun lamento dal suolo massacrato
nel sacrificio il vantaggio
del catrame cementato
Ma forse
s’annulla per invadere
ed esser infelici
si lascia per respirare
e morire d’aria
si sceglie una sponda
per l’attracco
dell’anima
Scorsi poi l’inquisitore
col momentaneo vantaggio
del vederlo
piccolo e lontano
e ciondolai con le gambe
nel vento del mio tempo
perdutamente rapita
dal profumo ultimo del verde
tagliato
dal metallo…