-Vorrei accostarmi
al muro sacro
dove il pianto e la ferita
trovano ristoro
mentre attraverso la luna di crateri
l’ultima rampa di lancio
l’ultimo scivolo tra le saline-
Dopo l’esplosione tutto tacque
tutto si mischiò nel ricomporsi
tutto apparve frammentato nel divenire
ed io risolsi le mie fattezze
in scheggia
irregolare pezzo di ghiaccio rifrangente
Avrei dovuto sorvolare alta
la nebulosa confinante
e non fidarmi affatto delle sue sfere seducenti
ma a volte il fascino delle rotondità
carpisce attenzioni di cuspidi in attesa
e le consegna all’illusione d’uno spettro
di lente
Un attimo prima ruotavo un filo colorato
intorno alle dita libere da unghie
e un attimo dopo
forse successivo
le mani impastarono polveri di piombo
al succo dell’uva
innocente
Un buco nero tentò d’accogliermi
nella sua fame
morì di sete
ignorando la sua stessa fine
e l’illusione d’un centro
fu veleno per le sue fauci
-Avvicinati
ancora
ancora
non temere
Appoggiati alla mia pietra
sanguina
piangi!
Questo dolore
è tutto per te…-