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Il giorno in cui l'anarchico Cappè andò a votare

Il giorno in cui l'anarchico Cappè andò a votare
il cielo era tinto di rosso
il mare sparì dietro il vento
e le strade incutevano tempesta.

Il giorno in cui l'anarchico Cappè andò a votare
gli uccelli erano già migrati
gli alberi avevano cambiato colore
e l'aria era pregna di rancori.

Il giorno in cui l'anarchico Cappè andò a votare
alcuni guardarono le sue mani
altri sperarono di vedere ferro
e nessuno ricordava.

Il giorno in cui l'anarchico Cappè andò a votare
il sangue di vittime storiche sparì
il lutto di assassinati liberi ribollì
e i colori avevano un senso.

Il giorno in cui l'anarchico Cappè andò a votare
il pane che ci avevano dato era ormai ammuffito
il silenzio imposto era dilagato nei commenti di tutti
e lui varcò quella soglia tra i loro applausi.

Il giorno in cui l'anarchico Cappè andò a votare
non vide la pioggia fuori dal seggio
non seppe di noi con la faccia bagnata dall'amarezza
e non vide neanche il giorno dopo.

 

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3 commenti:

  • Giada Staffieri il 28/09/2006 14:26
    Ma perchè l'anarchico Cappè non se n'è rimasto a casa a dormire?

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