Eletti amici, Voi ch’albergo avete,
in bella fila, sopra ’l mio scaffale,
Catullo, Orazio, Ovidio, Giovenale,
com’io Vi stimi ed ami ben sapete.
I’ non so dir qual tesoro mi siete,
quando alcun vuoto mi circonda e quale
slancio ne venga al mio animo, vitale,
dal Vostro canto, ch’eterno ripete.
Petrarca mio, messer Dante divino,
Foscol, Manzoni, Alfier, Tasso, Aretino,
Leopardi, Ariosto e Voi pur de la Crusca...
scusate se talora in rima brusca
la penna Vostra ardisco d’imitare:
sconterò ’l fio mortal, ma vo’ imparare!