Ammiravo quel volo
breve ma fortunato
di pochi, infimi granelli d’oro
al soffio lieve del tramonto infuocato
e le movenze lente e precise
del suo riempire le mani a coppa
d’acqua dolce e vitale
e portarle generose alla bocca
assetata e sorridente
Ammiravo la luce dei fuochi
per distinguere quelle dimore dalle folle d’alberi
e bambini intenti all’ascolto
d’un racconto antico e nuovo
per iniziarli alla storia
della loro
esistenza
Coloravo di giallo
e arancio quel viso fermo
e ordinato nei pensieri del supporre
cosa ci sia oltre il confine
come si uccida per sopravvivere
Mi dolgono i polsi
la sete riarde la mia gola
le forze stanno esaurendo i ricordi
e non lacrima più
il mio orgoglio
Morirò presto forse senza scampo
sotto la frusta o il carico pesante
oppure diverrò la morte del cuore
involucro vuoto
in attesa del verme
Ma l’ultimo pensiero apparterrà intero
rotondo e totale come un sole
agli occhi di lei sfiniti di gioia
quando mi consegnò mio figlio
tra le braccia