Frantumo oltre il davanzale
questo mio pensiero
rabberciato alla meglio
sul sentito e sul vissuto
Se ne udranno
solo quisquilie incompiute
dissonanze afone
ruvide come graffi
su alabastri;
a tratti squillanti come
stelle in caduta libera
esalando il loro ultimo
accecante respiro.
Non turberanno
affatto! la sacra quiete
dei non udenti
Armenti a capo chino
sull’asfalto
pigri giocolieri
in bilico
sul silenzio senza fondo
che li ingollerà
Infrango la mia angoscia
oltre il vetro
intatto della finestra
Le briciole di schegge
precipitanti
pesano come coriandoli
nella grigia mezz’aria
dell’aria di città.
Si ricompongo
impercettibili arabe fenici
sull’altare pericolante
innalzato al mio cuore
Attendo ancora
il freddo
implacabile tifone
d'Aquilone
che - per un tempo -
la foschia disperderà
Quel giorno
potranno sfracellarsi
al suolo
finalmente libere.