Presso la finestra
guardo la madre mesta.
prendo tra le mie
le sue mani emaciate,
una smorfia di dolore,
mentre s'espande il pallore,
scopro sul tuo viso
appoggiato al cuscino,
eppur accenni un sorriso.
Hai tanto pregato
nessuno ti ha ascolato,
triste il tuo destino
madre mia, ora
sei quasi sola
e il male
ti divora inesorabile,
quanto sono inutile.
L'avido tumore
i tuoi omeri divora
ed insieme il mio cuore,
potessi donarti la mia vita
per vederti sollevata.
Che tristezza nell'anima mia,
lungi da te, madre mia,
per non accrescere la tua pena,
copiose sgorgan le lacrime
dagli occhi miei,
mentre nell'animo
la paura mi tormenta,
come un'ombra,
per un tuo insano gesto.