Teneramente amai uomini
odorando l'oppio
di effimeri, passionali
scarlatti papaveri,
offuscanti la realtà
di comprendere che,
altro non erano,
se non lune riflesse
in un pozzo.
Ogni qual volta
accostai le labbra
per dissetarmi di loro,
vedevo quelle lune
frantumarsi in illusioni,
attimi di piacere per il corpo,
graffi per l'anima.
Di loro restava il nulla,
lacrime d'addii
in sere di lune calanti.
Fantasma errante
nel buio di notti eterne,
trascinai catene,
volsi gli occhi al cielo,
per conoscere la luna vera.
Mordendo le lenzuola
nel tempo dell'attesa,
scorsi nella solitudine
la mia luna.
La stessa che vedo
nei tuoi occhi, amore mio.