Sali.
Poi ferma la mano.
Non dare al tempo
il sospiro delle ore
non indugiare
come pallida ombra
tra scure pendici erbose.
Non è ancora il nostro tempo.
Aspetteremo.
Ricorda così,
quello che non descrivi
il vento nasconde,
scuote il silenzio e
tace infine.
Riposa stanca mente.
È quasi il momento.
La perdita del sogno ci culla
pargoli affranti
di madre fugace
vittime ignare.
Ascolteremo uniti
il lento divenire,
impassibili alle chiome
erti come giunchi
al limitare delle stagioni.
Ce ne andremo infine
perduti rivoli di pianto,
ricordàti?
Forse dispersi nel chiarore
timide ombre informi.