Quante settimane masticate
come sigarette consumate
tra i movimenti automatici
delle macchine a controllo numerico
e le nostre vene asfaltate
sotto pelle come metropolitane
sono solo tangenziali
che nelle domeniche annoiate
ci portano lontano
dentro i centri commerciali
e quante albe metalmeccaniche
aspettando che il sole tramonti
dietro il profilo delle fabbriche
mentre rondini malate
senza primavera
vagano disorientate
in un cielo in cancrena
Quante auto in sosta vietata
aspettano di essere rimosse
sotto lo sguardo distratto
della noia che ci resta addosso
come questi muri di cemento
e questa voglia di partire per poi avere nostalgia
mentre gli impianti a ciclo continuo
continuano a produrre giorni feriali
da consumare stando sempre attenti
agli effetti collaterali