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Il bosco oscuro

Alfin mi ritrovai nell'intricato bosco
gli ossuti rami a squarciarmi il volto
del chiaror dell'astro io più non conosco
e giunsi a barattar il basso e l'alto

tra le avvizzite foglie un raggio s'appalesa
per poi eclissarsi senza illuminare il passo
a rimembrar sì greve è tale impresa
e quanto sia rapido calare nell'abisso

il fato all'improvviso un refolo rapisce
dalle mie proprie mani sparge ai quattro venti
e subito l'angoscia la mente mia ferisce
non v'è nulla risposta, se non andare avanti

dov'é il fresco vento, dove il verde prato
e di mio padre il sospirato abbraccio?
il sole m'appare sepolto e tramontato
e la mia stranita vita, mossa da un capriccio

e mentre io rifuggo quell'oltraggiosa morsa
fissando nello specchio l'immagine sbiadita
m'appresto a recitarne un'altra farsa
in quest'osceno palco dai noi eletto vita

 

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6 commenti:

  • Cinzia Gargiulo il 28/01/2010 12:46
    Una poesia dal sapore classico, ispirata dai grandi della nostra letteratura.
    Bella e ben scritta. Sei ritornato alla grande!
    Ciao...
  • bruno saetta il 27/01/2010 20:33
    Grazie a tutti!
  • Anonimo il 27/01/2010 09:23
    La vita come farsa : un tema pirandelliano. Il perdersi nel bosco è dantesco, lo stile classicheggiante. Piaciuta
  • Anonimo il 26/01/2010 23:16
    In effetti, nella vita bisogna sempre e soltanto andare avanti, cercando almeno di essere attori e non comparse!
  • Anonimo il 26/01/2010 22:39
    Ben scritta, son d'accordo con Loretta sa di dantesco, ben tornato.
  • loretta margherita citarei il 26/01/2010 21:19
    sa di dantesco, ma è molto bella piaciutissima

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