Scatolette.
Una, metallica, mi porta al parcheggio
Un'altra, strapiena di gente,
mi trasporta al lavoro.
Qui un'altra ancora,
di plastica e fili,
contiene le mie otto ore.
La sera,
una piccola comanda realtà
trasmesse da un'altra più grande.
La notte mi coglie
Da sempre nell'immane
Scatoletta di cemento
Tana titana
e puttana
del mio libero tempo.
Scatolette.
Una piccola, di carta,
tira fuori un veleno
a cui non so dire "no".
Se non dormo,
ne arriva più d'una
a darmi
un Morfeo d'artificio.
Nei tuoi occhi di cedro
Ora leggo "che importa?"
Tu aspetti che t'apra la tua.
Codardo quadrupede,
t'invidio,
perché tu scatolette divori.
Mentre sempre e da sempre
Son loro a cibarsi di me.
Dio felix,
stà ai patti.
Ne mangio una anch'io,
e, magia di Rodari,
vo via con i gatti.