Ripongo i pensieri inespressi
in una valigia di cartone pressato,
legata con lo spago intrecciato
nei lunghi giorni dell'inerzia.
Raccatto i sensi negati
di un'evoluzione distorta
che Darwin non ha compreso.
Viaggio con le ali della mente
intorno a questo geoide malato
creato con atto di imperio
o casuale scontro cosmico.
Vedo con pupille dilatate di civetta
monoliti di cristallo e capanne di sterco,
sento con orecchie acute di pipistrello
risate fragorose e pianti stridenti,
assaggio con lingua vischiosa di formichiere
bocconi prelibati e putridi intrugli,
annuso con narici irsute di cinghiale
essenze esotiche e fetori nauseanti,
tocco con dita affusolate di scimmia
velluti fruscianti e piaghe purulente,
chiedo con impudenza d'uomo
perché consenti tutto questo?
Precipito nella eco assordante
di un salmo a bocca chiusa
che svanisce lentamente
nella immanente oscurità.
Prego in tonante silenzio
una preghiera pagana
per una vittima sacrificale
che non ha più voce,
che non ha più volto,
privata anche del pianto.