Occhi di cielo riflettono uno spicchio di lago
dove sono annegati i ricordi, le speranze, la vita
Mi parli di questo disagio, questo male di vivere
questa tua malattia
che, chi pensa di poter giudicare, chiama pazzia
Quest'ansia che ti toglie il respiro
Che rincorri fantasmi e paure
che di notte non dormi, che ti sentono urlare
che quelle medicine che prendi, non ti fanno parlare
Che qualche volta pensi di farla finita
per riuscire a volare
Le parole escono come un fiume, muta resto ad ascoltare
Il tuo viso ora ride, mi prendi le mani
Ti abbraccio e ti stringo
Un vento gelido dietro la porta
Qualcuno sta entrando
Neanche un sorriso
ha girato l'angolo, ancor prima di girare il suo viso
Si allontana, in un momento
Veloce come un colpo di vento
Mi domando,
cos'è più malattia?
Questa indifferenza
o quella che chiamano pazzia?